
Intelligenza Artificiale: uno spauracchio o una grande opportunità?
L'editoriale del presidente Guido Lazzarelli sul nuovo numero della rivista
Nasce l’Osservatorio nazionale sull’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro
Il sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ci informa che da circa un mese è aperto (online) l’Osservatorio nazionale sull’adozione dei sistemi di Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro.
Sono i primi passi di questo strumento consultabile per favorire “un’adozione consapevole, responsabile e inclusiva dell’IA nel contesto occupazionale”.
Probabilmente tutti stiamo leggendo e ascoltando dibattiti, opinioni, più o meno approfondite di un fenomeno che ancora pensiamo distante, ma che già pervade la nostra vita quotidiana e, in maniera sempre più estesa, il lavoro.
Ne sono più consapevoli le giovani generazioni e/o coloro che per ragioni professionali sono da tempo alle prese con questa dimensione.
Perché si abbia sempre maggiore consapevolezza delle opportunità e (inevitabilmente) dei rischi, legati all’adozione di sistemi di A.I. nasce questo Osservatorio, in parallelo al percorso parlamentare di un ddl riguardante Disposizioni e delega al Governo in materia di Intelligenza Artificiale.
Gli obiettivi di questo strumento di analisi e conoscenza:
- Prevedere le tendenze del mercato del lavoro e ridurre il divario (mismatch) tra le competenze richieste dalle imprese e quelle effettivamente disponibili nella forza lavoro
- Fornire strumenti operativi concreti a supporto di imprese e lavoratori al fine di cogliere le opportunità dell’IA ed evitarne usi distorsivi
- Far conoscere a tutti gli attori interessati gli impatti dell’IA sul mercato del lavoro e le azioni intraprese dal Ministero sulla tematica.
Il Censis recentemente ha realizzato un “focus”, una ricerca, avente come oggetto: Economia Artificiale. Esposizione del mondo del lavoro e delle imprese alla diffusione dell’IA.
E tale ricerca inizia con questa domanda: L’Italia è pronta ad adottare l’intelligenza artificiale? I numeri che seguono, all’interno della ricerca, ci dicono che il nostro è un paese ancora ben lontano dall’avere una strategia diffusa di organizzazione dell’Impresa e del lavoro con al centro una strategia di A.I.
Ma ci dicono anche che forse siamo tutti un po’ spaventati dal fatto che il lavoro sempre più sarà gestito da un algoritmo. Non possiamo impedirlo, ma non possiamo non interrogarci sugli effetti che questo può avere sulla vita delle persone e per quanto riguarda il nostro spazio, delle persone che lavorano.
L’azione delle Istituzioni, ma anche delle parti sociali dovrà assicurare che la gestione algoritmica debba imprescindibilmente rispettare il benessere psicofisico dei lavoratori, principio fondamentale per la realizzazione di un’innovazione sostenibile che non si traduca in un aumento dello stress o in una deumanizzazione del lavoro.
Tale impostazione risulta coerente con l’approccio “human-centric” promosso a livello europeo, che concepisce l’IA quale strumento al servizio dell’individuo e del miglioramento delle sue condizioni lavorative, inclusi gli aspetti inerenti alla salute e sicurezza, promuovendo un ambiente di lavoro più sicuro e salubre attraverso l’ausilio della tecnologia.
Come strumento di azione congiunta di sindacati datoriali e dei lavoratori, Ebit, come tutti i sistemi che fanno capo alle parti sociali dovrà inevitabilmente avere a riferimento della sua azione di servizio a imprese e lavoratori i tre ambiti sopra descritti.
L’alfabetizzazione sull’Intelligenza Artificiale rappresenta oggi una competenza trasversale imprescindibile, per i lavoratori e per le imprese, per cui nella programmazione del proprio budget dedicato alla formazione, sarà necessario stimolare i cataloghi verso percorsi che consentano di ridurre il mismatch di competenze in materia. In particolare, sarà centrale il ruolo delle parti sociali (sindacati e associazioni datoriali) nella codefinizione dei fabbisogni formativi, nella progettazione dei percorsi di upskilling (aggiornamento delle competenze) e reskilling (riqualificazione professionale). Il ruolo attivo delle parti sociali non potrà che vedere come diretta conseguenza il coinvolgimento in questo processo dei sistemi di bilateralità:
- ferme restando le competenze del legislatore e delle parti sociali i sistemi bilaterali dovranno sempre di più analizzare, anche con l’ausilio di sistemi di analisi di A.I. i fabbisogni di conciliazione vita lavoro, al fine di migliorare la produttività, anche nelle PMI, con tutele e sostegni a vantaggio di lavoratori e imprese.
- gli enti bilaterali potranno effettuare efficaci campagne di informazione sulle tendenze del mercato del lavoro, provando altresì ad intercettare nuovi fabbisogni e ad individuare forme di incentivazione a sostegno dell’innovazione organizzativa, attraverso azioni e forme di politica attiva con l’obiettivo di perseguire un equilibrio in cui la creazione di nuove figure professionali possa compensare e potenzialmente superare la dismissione di ruoli resi obsoleti.
Una grande sfida che coinvolge anche la nostra realtà di Ebit, nata proprio per seguire e gestire congiuntamente i grandi processi inerenti le trasformazioni del mondo del lavoro.