Editoriale
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Più Europa per un futuro di pace, libertà e diritti di cittadinanza

24 Oct 2025


Editoriale di Vittorio Pezzotti, pubblicato sul trimestrale "Ebitlazio Informa" - n.45


 

Dopo otto mesi di presidenza Trump, l’Europa, l’occidente democratico è meno sicuro, più incerto e dunque disorientato rispetto agli assetti economici e geo-politici definiti e condivisi negli ultimi decenni.Il “nazionalismo” è posto al centro delle politiche trumpiane, improntate su scelte antidemocratiche interne che vanno dallo scontro con la giustizia per condizionarla al potere governativo, alla riduzione delle libertà dei media, delle università, sino a tentare di condizionare l’autonomia dell’autorità monetaria, la Federal Reserve, per proseguire in leggi e provvedimenti regressivi volti a cancellare conquiste sociali universali che nelle alternanze delle maggioranze politiche avvenute nei decenni passati, nessuno aveva rimesso in discussione. Tutto questo ha determinato sconcerto e preoccupazione tra gli autentici democratici di tutto il mondo.

La scelta di imporre una politica commerciale fondata su dazi doganali da applicare nel commercio dei beni esportati negli USA contraddice i fondamentali del pensiero liberale fondato sul libero mercato globale, affermato con maggiore vigore dai primi anni Duemila.

Avere imposto gabelle daziali che pensavamo passate e non riproponibili nel terzo millennio, anche nei confronti di paesi partner storici degli USA (economici e politici), ha provocato l’accelerazione di nuovi assetti, come quello capitanato dalla Cina, composto da una neo-alleanza politico-economica formata da teocrazie negazioniste di diritti fondamentali tra i quali la Russia, l’India, l’Iran, la Corea del Nord e la Turchia.

Le modalità con le quali sono stati imposti i nuovi dazi commerciali ai paesi europei sono inqualificabili per arroganza, prepotenza e protervia politica. Un atto unilaterale e muscolare che ha, immeritatamente, colpito e umiliato i paesi che compongono l’Europa democratica e considerati, dalla fine del secondo conflitto mondiale, amici affidabili degli USA: durante la Guerra fredda, ma anche dopo il crollo del muro di Berlino e il disfacimento dell’Unione Sovietica.

L’impatto annuale della Trump-tax del 15% calcolato dallo studio Ambrosetti per le merci europee esportabili negli USA ammonta a 75,8 miliardi, rispetto ai 5,9 del 2024. Per l’Italia i maggiori oneri sono stimati in 9 miliardi, al netto degli ulteriori effetti negativi a causa della svalutazione del dollaro.

Questa inaspettata e assurda situazione, anche dopo l’accordo (imposizione o ricatto?), non ha determinato alcuna stabilità economico-commerciale, tale da orientare le conseguenti scelte da parte delle imprese dei diversi paesi europei e dell’Europa tutta. La prova della continua inaffidabilità dell’amministrazione Trump si è verificata immediatamente dopo la sanzione di 2,95 miliardi di euro, comminata dalla Commissione europea, nei primi giorni di settembre, nei confronti della società americana Google, per distorta concorrenza, contro la quale, proprio il presidente Trump, ha minacciato ulteriori dazi commerciali.

La vicenda dazi, per come si è affermata e definita, ha segnato un giorno buio e di non ritorno per l’Europa. Le sue fragilità dovute al lento percorso per la costruzione di un sistema politico-economico compiuto, efficiente e in grado di incidere positivamente sui mutamenti che determineranno il futuro globale, sono emerse con inequivocabile evidenza. I valori di libertà, solidarietà, giustizia sociale, pace, indipendenza che hanno positivamente caratterizzato l’Europa dal 1945, non sono aspetti superati e da sacrificare in favore di modelli governativi ridotti agli ordini del governante di turno, anche quando eletto dai cittadini, come sta avvenendo negli USA. Le autentiche democrazie hanno necessità di preservare le funzioni di contrappeso svolte dai parlamenti, dalle autonomie del potere giudiziario, dagli enti locali, dalla libera stampa, dal pluralismo dei media radio-televisivi, dai social e dal diritto alla critica e alla protesta del singolo cittadino e dalle organizzazioni democratiche di rappresentanza sociale.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha recentemente proposto alcuni interrogativi sui quali ognuno, ai diversi livelli di responsabilità, è chiamato a rispondere e impegnarsi. Le domande poste sono state: “Come è possibile che l’Europa oggi venga considerata da alcuni un ostacolo, un avversario se non un nemico? Bisogna interrogarsi sul perché un progetto nato per garantire Pace, sviluppo e diritti sia percepito da una parte dell’opinione pubblica come un vincolo da abbattere. Una contraddizione che va spiegata se il Vecchio continente non vuole rischiare quello che al momento sembra un destino segnato: ridursi a contare molto poco”.

Mattarella prosegue affermando: “Quali sono gli interessi di fondo, i principi sui quali si basa la convivenza civile e i traguardi raggiunti dai popoli europei che qualcuno considera disvalori? È soltanto affrontando con lucidità interrogativi di questa natura che potremo trovare risposte esaurienti, utili a illuminare le scelte che siamo chiamati a compiere, pena l’irrilevanza e la regressione rispetto ai risultati sin qui raggiunti”.

Ed è da questo monito che occorre agire per rafforzare e potenziare l’Europa, accelerando e recuperando i ritardi attraverso l’immediato affidamento di funzioni politiche più ampie delle attuali prerogative, nell’obiettivo di determinare azioni efficaci e democratiche. In buona sostanza, affidare all’Europa: le politiche per lo sviluppo economico e produttivo valorizzando le vocazioni e le scelte dei paesi aderenti e, per questa via, diminuire e superare le dipendenze che rendono il Vecchio continente ricattabile da potenze fornitrici di beni e prodotti (da quelli energetici a quelli per la costruzione di nuove tecnologie); le politiche internazionali; la politica per la difesa comune dell’Europa; le politiche necessarie a garantire una maggiore giustizia sociale che riduca e superi le troppe e crescenti disuguaglianze, non è più rinviabile nel tempo.

Da un recente sondaggio emerge che circa i due terzi degli europei, successivamente agli episodi di bullismo politico istituzionale di Trump, dell’inqualificabile aggressione della Russia per annettersi l’Ucraina, dell’assurda, disumana e vergognosa azione devastatrice messa in atto da Israele nei confronti del popolo palestinese, del colpevole silenzio dei paesi europei sulle responsabilità appena evidenziate e della scarsa possibilità dell’Europa di poter intervenire e decidere l’adozione di misure atte a contrastare e fermare questi conflitti, è favorevole e propenso a conferire maggiori poteri e funzioni politiche all’Europa, nell’interesse generale dei suoi cittadini.

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Ora e adesso è il tempo dell’azione evitando ulteriori tentennamenti.

La cessione di quote di sovranità da parte dei singoli paesi in favore dell’Europa politica (modello USA?), renderanno universali, per tutti i paesi aderenti, i principi valoriali delle nostre democrazie contrastando le autocrazie dispotiche sorte anche per la disperazione e l’isolamento vissuto dalle persone troppo povere, che vivono nella precarietà e nell’incertezza del proprio futuro e dei loro figli. Una condizione del presente che, in misura diversificata, riguarda tutti i paesi dell’Europa e che, se non rimossa, continuerà ad alimentare i preoccupanti rigurgiti politici che, in passato, hanno provocato catastrofi anche su larga scala, spianando la strada a funeste dittature guerrafondaie.

La narrazione socioeconomica praticata dal governo italiano è caratterizzata dalla evidenziazione di taluni dati, anche positivi (più occupazione, riduzione dello spread), tralasciando, volutamente, le reali difficoltà quotidianamente vissute dai cittadini. Dati di fonte pubblica, evidenziano alcune emergenze divenute croniche che incidono sulla qualità della vita e dei diritti fondamentali negati. La povertà e la semi-povertà in aumento, i bassi salari nel settore pubblico e privato, la rinuncia alle cure sanitarie di un numero crescente di cittadini per carenza di disponibilità economiche, la carenza delle case (necessitano 500.000 abitazioni) e il caro affitto, l’aumento dei beni al consumo anche di prima necessità (il raddoppio del prezzo della pasta avvenuto nell’ultimo mese è emblematico), la costante corrosione del potere d’acquisto che colpisce maggiormente i ceti meno abbienti ed altro ancora, sono aspetti di non facile soluzione e per tale ragione andrebbero affrontati da chi ha responsabilità di governo, con il coinvolgimento dell’opposizione parlamentare, delle rappresentanze sociali (realmente rappresentative), esercitando uno sforzo corale e sinergico, come quelli promossi dai governi del passato in taluni momenti critici vissuti dal nostro Paese (Ciampi, Dini, Prodi). 

In questo contesto assai difficoltoso, Ebit Lazio continua ad essere un supporto a servizio delle aziende e dei dipendenti cui si applica il CCNL del Terziario, della Distribuzione commerciale e dei Servizi, mitigando, per quanto possibile, le quotidiane difficoltà economiche con cui convivono le aziende del terziario e del commercio unitamente ai loro dipendenti. 

Le attività di welfare proseguono la loro funzione di supporto al potere di acquisto dei bassi salari italiani che riguardano anche il comparto del terziario, del commercio e dei servizi.

Così come gli altri servizi svolti da Ebit Lazio in favore delle aziende e dei dipendenti iscritti: dalla formazione gratuita alle conciliazioni, alla sicurezza ecc. 

Tutti questi servizi vengono gestiti nel rispetto dei regolamenti deliberati dagli organismi statutari praticando i necessari processi operativi e sono annualmente sottoposti alla verifica di società abilitata al rilascio della certificazione della qualità operativa (da anni Ebit Lazio riceve la certificazione di qualità ISO 9001).

Dal corrente anno, Ebit ha scelto di sottoporsi anche alla certificazione SA 8000. La stessa misura e verifica l’etica sociale che Ebit Lazio pratica nei rapporti con le aziende e i dipendenti iscritti, con i fornitori e i trattamenti contrattuali, sociali e relazionali riservati ad ogni suo collaboratore.

Le certificazioni delle buone pratiche impegnano Ebit Lazio ad azioni gestionali conseguenti e, allo stesso tempo, garantiscono il corretto accesso ai servizi e la pari dignità per tutte le aziende e i dipendenti regolarmente iscritti.

 

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